Carlo Gentili, Paesaggio. Dintorni di Grosseto

Paesaggio. Dintorni di Grosseto

Studio preparatorio L’attitudine alla fotografia del pittore è evidente in questo paesaggio visto con ampia inquadratura e costruito con sintesi formale e cromatica ad evidenziarne la struttura geometrica sottesa.

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Carlo Gentili, La cava di Roselle

La cava di Roselle

Studio preparatorio Lo studio presenta già la completezza disegnativa e cromatica propria dell’opera finita. Gentili applica il colore a grandi zone, come ad inserire tessere di un mosaico e così conferisce una struttura solida e plastica alla sua figurazione che acquista il valore di affermazione perentoria della positività del lavoro

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Carlo Gentili, Draga sull’Ombrone

Draga sull’Ombrone

Studio preparatorio Il pittore propone qui la sua particolare predilezione per gli aspetti di modernità agricola presenti nel territorio maremmano, orgoglioso simbolo dell’affrancamento dalla precedente depressione economica. La presenza della gru e dei pali elettrici attesta l’introduzione di una tecnologia attuale, applicata senza stravolgere l’armonia tra costruito e natura. 

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Carlo Gentili, Piazza del Mercato

Piazza del Mercato

La scena di mercato appare elaborata da una fotografia scattata con l’ausilio di un grandangolo: il pittore usava spesso le istantanee che, ingrandite e quadrettate in studio, fornivano lo schema oggettivo e realistico delle vedute che il colore, poi, animava di sentimento.

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Carlo Gentili, Periferia

Periferia

Nelle opere del Gentili la modernità tecnologica è inserita nella storia e nella natura senza contrasti, in una visione positiva del progresso industriale tipica del dopoguerra: infatti, le case modeste di struttura agricola accompagnate dagli orti hanno per sfondo una ciminiera e casamenti altissimi, che denunciano la nuova realtà operaia.

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Memo Vagaggini, Santa Fiora. La peschiera

Santa Fiora. La peschiera

In quest’opera giovanile il pittore crea un gioco di specchi estraniante, a rendere la sua percezione intellettuale del visibile: il cielo è in basso, riflesso nell’acqua sopra i tetti delle case, mentre le fronde di un grande albero coprono il cielo reale e formano una barriera verde, continua come un

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emo Vagaggini, Veduta di Orbetello

Veduta di Orbetello

Negli anni Quaranta Memo Vagaggini abbandona il suo mondo ideale di geometrica perfezione e introduce nella pittura il divenire del tempo: le superfici si increspano, si muovono, vibrano di un brivido di vita naturale; i cieli vedono trascorrere le nubi, i colori si fondono con trapassi sfumati assenti in precedenza.

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Memo Vagaggini, Castiglione della Pescaia

Castiglione della Pescaia

La riva assolata e deserta si stende riarsa sotto un cielo cristallino reso quasi incolore dalla calura solare; lo sguardo del pittore pone al centro della tela il profilo di Castiglione alto sull’orizzonte, bilanciato da due alture simmetriche ai lati. L’equilibrio visivo così raggiunto rende ideale e astratta la veduta,

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Memo Vagaggini, Padule

Padule

Negli anni Trenta il pittore adotta un azzurro tutto suo, luminoso e astratto: la visione è limpida, cristallina, misurata dall’occhio e dalla mente a comporre una struttura ferma e silenziosa, assoluta e geometrica, quasi irreale per la sua magica perfezione.

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Memo Vagaggini, Autoritratto

Autoritratto

Il grande dipinto prende spunto da una fotografia del pittore sulla spiaggia, che venne utilizzata come traccia disegnativa in un dipinto del 1934 in cui si manteneva l’ambientazione di fronte al mare. L’anno seguente, il Vagaggini rimedita la stessa immagine, collocata ora nell’ampio spazio della campagna maremmana, silente e ferma

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