Natura morta con pelliccia e liuto

Natura morta con pelliccia e liuto

L’opera, esposta nel 1871 alla mostra annuale dell’Istituto di Belle Arti di Siena, è una tipica esercitazione scolastica sul tema del panneggio, impostata dal maestro con oggetti pertinenti alla scuola: sul fondo è l’Autoritratto del Perugino conservato agli Uffizi, di cui  Luigi Mussini aveva richiesto una copia ad Antonio Sasso

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Salotto di Palazzo Corsini a Roma, con consolle


Salotto di Palazzo Corsini a Roma, con consolle


Durante il restauro effettuato nel 1998, si è appurato che questi due dipinti costituivano un’unica tela, destinata a testimoniare l’arredo del Palazzo Corsini alla Lungara, prima della vendita allo Stato italiano. Da notare l’abilità dell’Aldi nel riprodurre stoffe, ceramiche, legni pregiati con assoluta verosimiglianza: questi interni potevano costituire spunti utili

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Salotto di Palazzo Corsini a Roma, con pouf

Salotto di Palazzo Corsini a Roma, con pouf

Olio su tela 60×38,5 cm inv. 11

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Interno di Palazzo Corsini a Roma

Interno di Palazzo Corsini alla Lungara a Roma

I tre dipinti presentano i fastosi interni del palazzo Corsini alla Lungara, a Roma, venduto dal Principe Tommaso allo Stato italiano il 17 settembre 1883. Intorno al 1880 fu eseguita da Ludovico Tuminello una campagna fotografica degli ambienti del palazzo, e alcune di queste immagini sono presenti nell’archivio Aldi. È

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Autoritratto

Autoritratto

L’opera, eseguita a Roma nel 1887, appare derivata dall’Autoritratto di profilo (inv. 46) realizzato per inserire la propria immagine tra gli astanti festosi all’Incontro di Teano, dipinto nella Sala del Risorgimento del Palazzo Pubblico di Siena nel 1886. L’esecuzione su un tamburello è stata messa in relazione con l’amore dell’Aldi

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Jacopo Ginanneschi, Lontano

Lontano

L’ampiezza dell’orizzonte presenta un nuvolone lontano da cui cade un rovescio di pioggia scrosciante che, però, non scalfisce la calma luminosa della campagna in primo piano, quasi un messaggio rasserenante sulla positiva bonarietà della natura anche nelle sue manifestazioni più violente.

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Jacopo Ginanneschi, Terra promessa

Terra promessa

Ritorna il tema di un sentiero erto in mezzo alla natura disabitata per raggiungere una radura con tronchi ancora spogli, in un’atmosfera invernale: metafora esplicita delle difficoltà della vita umana che anela la serenità di un bene sperato.

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Jacopo Ginanneschi, I giganti

I giganti

L’uso delle antiche tecniche pittoriche fondate sugli insegnamenti di Cennino Cennini permette all’artista di ottenere luminosità di colore e superfici lisce e riflettenti come smalti preziosi. I sassi bianchi dell’ Albegna si trasformano in giganti antropomorfi pronti a dialogare come vecchi saggi, esperti dei misteri naturali.

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Jacopo Ginanneschi, Occasioni

Occasioni

In questo dipinto l’artista sembra riprendere tematiche surreali nel mostrare il contrasto tra il modesto edificio in ombra, rivelato soltanto dalla luce elettrica di un lampione, e la grandiosità luminosa del bosco amiatino abitato da un protettivo gigante di pietra.

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Jacopo Ginanneschi, La via per l’eremo

La via per l’eremo

La precisione descrittiva delle foglie e dei sassi in primo piano gareggia con l’acribia analogica di Dürer e di Mantegna: l’interesse per i maestri del passato comprende anche l’afflato spirituale dei romantici, da cui sembra tratto il tema dell’erto cammino che, attraverso la natura, conduce alla consolazione religiosa e alla

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